Mia madre la chiamava minestra di mille fanti citando il libro “La Scienza in cucina e l’arte di mangiar bene” di Pellegrino Artusi, ma in Emilia Romagna è conosciuta anche come minestra Paradiso mentre nel Lazio come Stracciatella. In tutti i casi si tratta di una corposa amalgama composta da uovo, pangrattato, parmigiano reggiano e noce moscata (a piacere).
Si sbatte ben bene con la frusta per fondere tutti gli ingredienti e poi si butta in un buon brodo di carne caldo continuando a girare la frusta anche dentro alla pentola. Entrando a contatto con il brodo caldo e per via del movimento rotatorio della frusta, il composto che, grazie all’uovo, non aveva nessuna intenzione di dividersi, inizia a sfaldarsi. Si trasforma in tanti piccoli grumi singoli, più o meno grandi, di diverse fattezze e diverso peso.
Galleggiano nel brodo “comunitario”, più o meno come galleggiano i single nella società moderna. Sono molto più leggeri di una famiglia, si muovono con estrema facilità e disinvoltura anche se ogni tanto, forse, vengono presi un po’ da malinconia e allora cercano di unirsi a qualche altro pezzo che galleggia solitario incontrato per caso. Ma il single resta single nell’anima. Se entra in contatto con qualcuno lo fa per poco, mantenendo intatta la sua struttura. Nessuna condivisione, nessuna combinazione, nessuna intesa profonda e prolungata.
La minestra di millefanti mia madre la cucinava quando dovevo riprendermi da un periodo di malattia o letteralmente “per aprire lo stomaco”. Era anche il piatto della convalescenza e scaldava l’anima, rinvigorendola. Il single però non è affatto un convalescente. Anzi, visti i numeri in netto aumento nel nostro Paese (ormai il 40% degli italiani sta solo, e sta anche benone), è un esemplare in ottima compagnia, che gode di discreta salute e che inesorabilmente, avendo una vita piena di impegni e di amici, pensa solo a soddisfarli.
Ma allora perché dedicare al single una minestrina in brodo anche se sostanziosa e non un panino ai semi di farro con burro e salmone molto più simile al suo modo di vivere veloce e sempre molto trendy, sempre sul “pezzo”? Subito spiegato. Visto che mediamente mangeranno migliaia di volte fuori a pranzo, soli e misteriosi, al tavolo del bar, e la sera non si perderanno per nulla al mondo l’aperitivo con gli amici al bar mentre gli altri (e penso ai genitori con figli piccoli) staranno a casa a spadellare, mi sono presa una piccola rivincita e li ho inchiodati a casa, ai fornelli, davanti a un piatto fondo e a un cucchiaio del corredo buono dei nonni. Dai, in fondo, non è poi così triste…